Democrazia in pericolo

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9 dicembre 2014

Nenad Stojanović

Il grande, forse il principale, pregio della democrazia è che i vincitori di oggi non possono essere sicuri che lo saranno anche domani. Non a caso le elezioni si tengono a intervalli regolari, di principio ogni quattro anni. Un paese che non rispetta questa regola non può chiamarsi democratico.

Qualche giorno fa 350 personalità hanno lanciato un’iniziativa popolare per cancellare l’articolo costituzionale “contro l’immigrazione di massa” che è stato accolto, ricordiamolo, il 9.2.2014 da 1’463’854 cittadini. Una cifra che corrisponde al 18% della popolazione residente, al 24% dei cittadini svizzeri residenti, al 28% degli svizzeri con diritto di voto, al 49,7% degli svizzeri con diritto di voto che hanno effettivamente votato, al 49,8% degli svizzeri con diritto di voto che hanno votato inserendo nella busta una scheda non nulla (ossia “sì”, “no” o scheda vuota) e, infine, al 50,3% degli svizzeri con diritto di voto che hanno espresso un voto computabile (“sì” o “no”). Se gli iniziativisti avranno successo con la raccolta firme si voterà sulla loro proposta non prima del 2018. Quindi circa quattro anni dopo il 9.2.2014. Esattamente come nelle elezioni e quindi perfettamente in sintonia con la logica della democrazia, si direbbe.

Macché! “Un attentato alla democrazia!”, grida un granconsigliere. “Si strappazza la democrazia diretta!”, esclama un ministro. “Irrispetoso!”, scrive un consigliere nazionale. In realtà, sono le dichiarazioni di questo genere che minano la nostra democrazia. E mi fanno anche un po’ paura, perché esprimono sotto sotto un atteggiamento di tipo totalitario. Se questi signori non sono d’accordo con le regole democratiche facciano loro un’iniziativa popolare di questo tenore: “Entro (10, 20, 100?) anni dopo l’accettazione di un articolo costituzionale è vietato lanciare iniziative popolari intese a cancellarlo.” Vediamo poi se il Popolo sarà d’accordo di rinunciare a un diritto democratico che oggi possiede. Ma finché non ci sarà un divieto del genere abbiano questi signori la cortesia a domare i propri impulsi dal retrogusto autoritario e si rallegrino anche loro del fatto che viviamo in un paese molto democratico.

Pubblicazioni: Corriere del Ticino (9.12.2014), laRegione (19.12.2014).

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