Una questione di dignità

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Confronti, n. 86, aprile 2016, p. 2. PDF

Nenad Stojanovic*

La sinistra sembra imbarazzata, o forse spaesata, di fronte alla votazione del 5 giugno sull’iniziativa popolare per un reddito di base incondizionato (RBI). Le deputazioni del PSS e dei Verdi al Consiglio nazionale erano spaccate in tre campi. Poco più di un terzo dei deputati ha sostenuto l’iniziativa, un terzo l’ha respinta e un terzo si è astenuto. I rappresentanti del Centro destra e della Destra erano invece compatti nel respingere la proposta.

Peccato (per la Sinistra). Stando al suo programma, il PSS vuole “superare il capitalismo”. Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti il discorso di inciampa.

Come «superare» il capitalismo?

Il capitalismo crea ricchezze. Ne beneficiano (talvolta) il ceto medio e (sempre) quello alto. In Svizzera, fra il 1998 e il 2008, il reddito di 1 svizzero su 10, quello più ricco, è cresciuto del 4%, mentre le entrate di 2 svizzeri su 10, quelli più poveri, sono diminuite dell’11%. Le ricchezze dell’1% superano quelle del 99% dei contribuenti rimanenti.)

Il RBI è uno strumento per combattere queste ingiustizie. È una soluzione strutturale ai problemi creati dal capitalismo contemporaneo. È un’utopia? Forse. Ma lo è anche credere ancora nella «piena occupazione». Con la globalizzazione e la delocalizzazione dei processi produttivi e dei servizi aumentano i casi di lavoro effimero, parziale e indipendente. Le vecchie ricette della Sinistra, dei sindacati in particolare, non funzionano più.

Parassiti o uomini liberi?

Il motivo principale per il quale sostengo il RBI è questo: la dignità. La dignità di ogni essere umano. Oggigiorno, chi non ha un lavoro, chi non ha più diritto all’assicurazione contro la disoccupazione, di cosa vive (se vive)? Dell’assistenza sociale: circa 1000 franchi al mese. Un enorme apparato burocratico è stato messo in piedi per gestirla, per verificare se uno «ha diritto» all’assistenza. Una parte della società (speriamo minoritaria) considera questi cittadini come «falliti» oppure, peggio, come «parassiti». Non a caso, tante persone che avrebbero diritto all’assistenza ci rinunciano. Perché non vogliono essere stigmatizzate. Perché si vergognano. L’aumento delle malattie psichiche e dei relativi costi ne sono la conseguenza.

È il sistema (capitalista) che trasforma queste persone in schiavi moderni. Schiavi della propria dignità. Schiavi dello sguardo degli altri. Schiavi delle leggi e dei burocrati che a periodi regolari devono verificare se – non si sa mai – tu «abusi» dell’assistenza. Se per caso ti sei permesso di comprarti un telefonino troppo caro.

Il RBI è una liberazione. Restituirà la dignità – e la libertà – alle persone. Nessuno dovrà chiedere l’elemosina allo Stato. Nessuno dovrà verificare se tu rispetti le «condizioni» per ricevere una somma minima di cui potrai vivere. Perché il bello di questa proposta è proprio questo: è un reddito di base senza condizioni (per chi risiede in Svizzera).

Anche gli assegni familiari sono erogati in base al numero dei figli, senza condizioni, alle famiglie ricche così come a quelle povere. Anche quella fu un’idea utopica. Il Ticino ha avuto il coraggio di attuarla ed è stato all’avanguardia in questo settore negli anni 90. Ora gli assegni familiari sono standard in tutta la Svizzera. Ritroviamo il coraggio di osare.

*politologo

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