Seggio a Berna, le strategie del PLR ticinese

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Corriere del Ticino, 29 luglio 2017. PDF

Nenad Stojanović *

La decisione dei vertici del Partito liberale radicale ticinese (PLRT) di proporre solo un candidato per la successione del consigliere federale Didier Burkhalter è stata discussa in lungo e in largo. Faccio parte di coloro che pensano che sarebbe stato meglio proporre al PLR svizzero tre candidati forti, esprimendo l’auspicio che il gruppo PLR alle Camere federali ne scegliesse due. Il Parlamento avrebbe quindi a disposizione un «Ticket» tutto ticinese.

C’è però un argomento dei sostenitori della candidatura unica – espresso da diversi esponenti del PLRT, da Franco Celio a Fulvio Pelli, da Adriano Cavadini a Bixio Caprara – che faccio fatica a capire. Si ritiene che presentare due o più candidati «significherebbe dividere i voti, a tutti vantaggio del candidato dei romandi» (Cavadini, «il Caffè» del 16 luglio scorso) siccome in tal caso i ticinesi «si giocherebbero l’un l’altro» (Celio, «la Regione» del 27 luglio).

Questo argomento non regge se pensiamo al ticket che il gruppo PLR proporrà al Parlamento. Nelle ultime quattro occasioni (1998, 2003, 2009, 2010), il gruppo PLR ha infatti sempre proposto un ticket con due candidati. Se così sarà anche questa volta le possibilità sono solo due. Se ci sarà un ticket ticinese-romando vorrà dire che il candidato ticinese è uno solo e quindi il rischio di «dividere i voti» non esiste. Se invece ci sarà il ticket ticinese-ticinese i voti si dividerebbero, certo, ma non a scapito della Svizzera italiana perché alla fine verrebbe eletto un/a ticinese! (L’ipotesi paventata da Franco Celio secondo cui il Parlamento potrebbe eleggere un candidato fuori dal ticket è, a mio avviso, fantapolitica.)

L’argomento può quindi applicarsi solo alla fase preliminare, ossia alla scelta del ticket all’interno del gruppo PLR. Lì ci saranno diversi turni di votazione, in cui verranno eliminati man mano i candidati con il minor numero di voti, per arrivare infine a un ticket con due persone. Ma anche in questo caso non si capisce perché i candidati ticinesi escluderebbero l’un l’altro. Nella costellazione attuale è infatti improponibile per il PLR svizzero presentare un ticket senza ticinesi.

Semmai, il rischio è un altro, menzionato da Fulvio Pelli in un’intervista alla radio RSI. Di fronte a più candidature ticinesi, una parte del gruppo PLR che vuole far eleggere una romanda potrebbe sostenere strategicamente anche il/la candidato/a ticinese con meno chance in seno al Parlamento.

Quanto reale sia questo rischio è difficile saperlo. Ma lo si può evitare facilmente con la scelta seguente: 1+ 2. Il PLRT proporrebbe tre candidati, esprimendo l’auspicio, del tutto legittimo nella costellazione attuale, che il ticket finale contenga due candidati ticinesi. Si offrirebbe così una scelta ampia, contente persone preparate ma con profili diversi, inclusa una donna e politici con esperienza nell’Esecutivo cantonale. Il PLRT potrebbe però aggiungere il messaggio seguente: «Se invece volete un ticket ticinese-romando, allora il nostro candidato è solo Cassis». Gli altri candidati papabili – Sadis e Vitta – hanno già riconosciuto la precedenza a Cassis. Quindi non vedo problemi per la realizzazione di questa strategia. Altrimenti si corre il rischio – che si sta già avverando – che la questione della presenza femminile e quella dell’esperienza in un Esecutivo ostacolino il ritorno della Svizzera italiana nel Consiglio federale.

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Complemento d’informazione (che per motivi di spazio è disponibile solo nella versione online): perché scrivo che è «fantapolitica» pensare che il Parlamento possa eleggere un/a candidato/a fuori dal ticket?

  1. Scegliere candidati «selvaggi» è una prassi del passato (vedi https://www.swissinfo.ch/ita/candidature–selvagge-/3658148). Per quanto riguarda il PLR, l’ultima volta un suo candidato non ufficiale (Georges-André Chevellaz) fu eletto nel 1973.
  2. Negli ultimi 20 anni il Parlamento è andato a cercare candidati «selvaggi» solo per i seggi dell’UDC, per noti motivi. Di solito è stato proprio il PLR a privilegiare i candidati ufficiali dell’UDC. In vista delle elezioni future è quindi difficile che l’UDC faccia lo smacco al suo principale alleato. Non è nell’interesse nemmeno degli altri partiti di governo (PS, PPD) optare per un/a candidato/a PLR fuori dal ticket. (A meno di non contestare del tutto la legittimità del secondo seggio del PLR, come nel 2009, ma ciò non è il caso oggi.)
  3. Gli altri partiti potrebbero cercare candidati selvaggi solo qualora il gruppo PLR proponesse un solo candidato. Ma gli stessi vertici del PLR svizzero hanno escluso questa opzione.
  4. È irrealistico pensare – perché sarebbe uno smacco enorme alla Svizzera italiana – che il Parlamento vada a scegliere un/a candidato/a non-italofono se nel ticket figura almeno un esponente di lingua italiana.

 

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