I populisti stregoni

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Confronti, 19 dicembre 2012, n. 46, pp. 14-16.

Nenad Stojanovic*

Poniamoci questa domanda: chi è un populista? Alcuni di voi diranno: il populista è colui o colei che non ha una sua posizione ma che cambia opinione a seconda dell’umore del popolo. La sua caratteristica essenziale sarebbe infatti questa: voler sempre stare dalla parte della maggioranza, oppure con i vincitori. Vi ricordate la scena di quella domenica dell’aprile 2011 quando i Leghisti occuparono Piazza Riforma per festeggiare l’entrata del loro secondo rappresentante in Consiglio di Stato a scapito del PLR? Ricordate chi fu l’unico esponente di un altro partito a festeggiare con loro? Sì, proprio lui, che deve al PLR tutto, incluso il fatto che siede in Municipio di Lugano sin da quando il sottoscritto, ormai non più giovanissimo, aveva due anni.

Vi sbagliate, però: il populista non è colui che fa ciò che il popolo vuole. Questa definizione si addice al massimo a un populista stregone, ancora alle prime armi. Il vero populista è un altro. Ed è molto più pericoloso, in una democrazia. È colui o colei che fa credere agli altri di agire secondo il volere del popolo, mentre in realtà detta l’agenda politica e persegue degli interessi di parte. In definitiva, è lui o lei che dice al popolo cosa pensare, e non il viceversa. E una parte significativa del popolo, per sua disgrazia, lo segue. E quando si accorgerà dei misfatti dei populisti (vedi Berlusconi e Bossi oggi, Bignasca e Borradori domani), sarà troppo tardi. Perché i soldi pubblici saranno già stati spesi, il territorio sarà già stato cementificato, i disastri ambientali saranno difficilmente riparabili.

Ecco, se devo identificare un difetto della Sinistra nostrana negli ultimi 20 anni, si tratta di questo: aver ceduto al populismo scaltro della Destra e, peggio ancora, avere talvolta fatto propria e trasmesso ai cittadini l’idea che esista una massa uniforme chiamata “la gente” che avrebbe una sua opinione chiara e inflessibile su tutta una serie di cose. Ecco perché mi viene la pelle d’oca ogni qual volta sento un uomo o una donna di sinistra dire “No, non possiamo farlo, perché la gente non lo capirebbe” oppure “La gente vuole X e non Y”.

Vedo in questo atteggiamento non solo la sconfitta della missione storica della Sinistra, che è quella di contribuire all’educazione dei cittadini e delle cittadine, all’identificazione delle cause delle grandi ingiustizie che affliggono il mondo, alla trasformazione dei valori invece che alla mera trasposizione dei valori già esistenti sulla scena politica. Ma vi vedo anche una semplice incomprensione del contesto politico nel quale ci troviamo a operare.

Supponiamo che su una data questione politica ci siano solo due risposte possibili: A e B. La risposta A è di Sinistra, la risposta B è di Destra. Supponiamo che i sondaggi di opinione indicano che la risposta A raccoglie soltanto un quarto dei consensi. Colui che, pur essendo di Sinistra, ha fatto proprio il ragionamento di un populista (ma quello di un populista stregone, mica di un populista scaltro) dirà: “La gente non vuole A, quindi lasciamo perdere e, per ragioni strategiche, concentriamoci su altre questioni”. Potrei al limite capire questa “strategia” se fossimo in un sistema elettorale maggioritario, dove la coalizione di Sinistra detiene il 40% dei consensi. Ma non qui da noi, dove è in vigore il sistema proporzionale e dove il PS raccoglie appena il 16-18% dei consensi. Che rischio “strategico” c’è di difendere una posizione gradita dal 25% dei cittadini, quindi ben al di sopra del nostro peso elettorale attuale? Semmai vedo il rischio, qualora non difendessimo l’opzione A, di perdere anche quel poco consenso che ci rimane.

Ma il punto è un altro. L’atteggiamento di una Sinistra combattiva dovrebbe consistere nel dire, per esempio: “Ne prendiamo atto, ci rimbocchiamo le maniche e cerchiamo di convincere i cittadini delle nostre ragioni, al fine di arrivare almeno al 50% dei favorevoli all’opzione A”.

P.S. Nel mio esempio ipotetico ogni riferimento al presunto “dilemma strategico” relativo al sostegno o no del PS al referendum contro la nuova legge sull’asilo è del tutto volontario.

*Nenad Stojanovic ha 36 anni ed è deputato socialista al Gran Consiglio e membro della Commissione federale contro il razzismo. Insegna scienze politiche alle Università di Ginevra, Losanna, Lucerna e Zurigo. È vicepresidente del PS Ticino.

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