Sempre la stessa retorica conservatrice

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Corriere del Ticino, 16 novembre 2013. PDF

Nenad Stojanovic *

È interessante osservare come i tempi cambiano mentre la retorica utilizzata da chi combatte riforme che hanno come scopo di diminuire certe ingiustizie e di far progredire la società è sempre la stessa. Lo ha descritto molto bene oltre vent’anni fa l’economista Albert Hirschman nel suo libro Retoriche dell’intransigenza (il Mulino, 1991).

Hirschman ha analizzato gli argomenti utilizzati, in epoche diverse, da chi si opponeva all’estensione dei diritti civili, politici e sociali, e in particolare da chi osteggiava i principi della Rivoluzione francese (libertà, eguaglianza, solidarietà), il diritto di voto per tutte e per tutti e, infine, il sostegno sociale ai più deboli (welfare).

Ebbene, il risultato della sua analisi è che, indipendentemente dall’epoca e dall’oggetto in discussione, le proposte che oggi chiamiamo progressiste sono state osteggiate usando sempre gli stessi tre argomenti conservatori che in italiano tradurrei con (1) l’argomento del boomerang, (2) l’argomento dell’inutilità, e (3) l’argomento dello sfacelo. È divertente constatare che proprio questi tre strumenti retorici vengono utilizzati per combattere l’iniziativa 1:12 contro i salari eccessivi dei manager.

L’argomento del boomerang afferma in sostanza: “Ci dite che questa vostra proposta aiuterà le persone più svantaggiate e creerà più giustizia? Ebbene no: il risultato sarà proprio opposto, queste persone saranno messe in condizioni peggiori e ci sarà più ingiustizia”. Così Fabio Regazzi del PPD (CdT, 12.11.2013) scrive a proposito della 1:12: “Se l’obiettivo è sicuramente nobile, lo strumento scelto è non solo completamente sbagliato, ma addirittura controproducente per le stesse categorie di persone che l’iniziativa vorrebbe difendere”.

L’argomento dell’inutilità (che solo in apparenza contraddice quello del boomerang) sostiene invece che nonostante i grandi proclami la proposta in questione in realtà non cambierà nulla. Lo stesso Ragazzi scrive d’altronde che “le imprese potrebbero trasferire i dirigenti con i salari più elevati all’estero”. In altre parole, le disparità salariali rimarrebbero uguali.

Infine, secondo l’argomento dello sfacelo, la proposta progressista porterà a un collasso del sistema attuale. Alex Farinelli del PLR (CdT, 11.11.2013) sostiene infatti nientemeno che l’accoglimento della 1:12 potrebbe “mandare al macero, un pezzo alla volta, il modello di Stato che ci ha garantito quanto abbiamo”. Regazzi, dal canto suo, parla di “effetti potenzialmente devastanti per la piazza economica”, mentre Gaetano Tozzo dei Verdi liberali democratici (CdT, 4.11.2013) afferma che l’iniziativa porterebbe a “depauperare la poca (sic!) prosperità che abbiamo”. D’altronde, argomenti simili erano stati utilizzati mezz’anno fa per combattere l’iniziativa Minder contro le retribuzioni abusive (poi accolta dal 68% dei votanti svizzeri). Ebbene, oggi sappiamo che la perdita dei posti di lavoro e altri effetti devastanti paventati dagli avversari non si sono per niente realizzati.

Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Rimango perciò dell’idea che la 1:12 sia una risposta forte ma anche simbolica di fronte a certi deragliamenti del sistema economico nel quale viviamo. Sarà un passo in avanti e non un boomerang, avrà forse effetti limitati ma non sarà inutile e in nessun caso devasterà il sistema nel quale viviamo. Osiamo osare.

*granconsigliere e vicepresidente del Partito socialista

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