Vietare l’e-voting? Sarebbe un passo troppo radicale

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ilCaffè, 22 aprile 2018, p. 11. PDF

Nenad Stojanović

In tutti i cantoni svizzeri i cittadini possono votare per posta, nelle elezioni così come nelle votazioni popolari a livello comunale, cantonale e federale. L’ultimo a introdurre il voto per corrispondenza generalizzato è stato il Ticino. Non è più necessario richiederlo né motivarlo: tutti gli aventi diritto ricevono automaticamente a casa il materiale di voto e possono decidere se votare per corrispondenza o recarsi alle urne. In questo ambito la Svizzera è all’avanguardia a livello mondiale. Diversi Paesi permettono infatti il voto per posta soltanto ai cittadini residenti all’estero, oppure ai malati, anziani, disabili, personale militare. In Gran Bretagna, ad eccezione dell’Irlanda del Nord, tutti possono votare per posta, ma devono richiederlo esplicitamente.

Il prossimo passo per facilitare la partecipazione democratica è il voto elettronico, ossia il voto per corrispondenza tramite il proprio computer, cellulare, iPad. Diversi cantoni lo hanno già sperimentato. Anche in questo ambito la Svizzera è all’avanguardia. Ma non tutti sono d’accordo. Per alcuni facilitare l’e-voting è di retroguardia. Si teme infatti che la democrazia stessa sia in pericolo. Il timore è che i sistemi informatici possano essere infiltrati da chi vuole manipolare l’esito elettorale. Nel Parlamento federale ci sono stati diversi tentativi per bloccare l’e-voting. Tutti sono falliti: la maggioranza dei deputati vi è favorevole. Per questo motivo, come riferisce la Nzz nell’edizione del 27 febbraio, gli avversari di e-voting si stanno organizzando per lanciare un’iniziativa popolare. Se riusciranno a raccogliere 100’000 firme, e se la maggioranza dei votanti e dei Cantoni vi risponderà positivamente, il divieto verrà ancorato nella Costituzione federale è sarà difficile tornare indietro.

Certo: occorre tenere conto dei timori e delle critiche, soprattutto se espresse da cyber-esperti. Occorre perfezionare i sistemi informatici per impedire qualsiasi tipo di manipolazione. Ma un divieto costituzionale sarebbe un passo troppo radicale. Inoltre, i timori sembrano davvero eccessivi. Se le banche svizzere sono riuscite a mettere in piedi sistemi di e-banking, che ci permettono di gestire le nostre entrate e uscite comodamente da casa, senza che ciò avesse causato problemi maggiori, perché lo Stato non sarebbe capace di sviluppare sistemi informatici altrettanto sicuri per e-voting?

Ma soprattutto, mi sembra di rivedere il film di alcuni anni fa, quando diversi politici e partiti ticinesi si opponevano con veemenza al voto per posta. Le loro paure erano simili a quelle legate a e-voting. Una volta introdotto il voto per posta anche in Ticino – per la prima volta nelle elezioni federali del 2011 – cosa è successo? La partecipazione media è salita dal 47 al 54%. Manipolazioni gravi non si sono viste.

Insomma, ogni progresso, ogni innovazione democratica fa scaturire un conservatorismo strutturale di chi preferisce guardare al passato. È giusto tenerne conto. Ma non dobbiamo vietare il futuro e i tentativi di rendere sempre più partecipativa la nostra democrazia.

* politologo, docente all’Università di Lucerna, 42 anni

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