L’intervista: “È un contributo che mette in crisi l’indipendenza”

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il Caffè, 18 giugno 2018. PDF

Altro che soldi, è questione di sostanza: di indipendenza dei giudici”. Per il politologo Nenad Stojanovic, fra i promotori dell’iniziativa popolare federale sulla giustizia, il rapporto del Groupe d’États contre la corruption (Greco) che invita i giudici a non versare parte dei loro stipendi ai partiti che li hanno eletti, ha messo in evidenza un punto critico del sistema politicogiudiziario elvetico.

Perché i giudici dovrebbero sciogliere i legami coi partiti che li hanno eletti? “La prassi che obbliga i giudici a versare una quota dei loro stipendi ai partiti, mette in discussione il principio della separazione dei poteri: ed è abbastanza preoccupante che in Svizzera questa prassi continui ad essere applicata, sia a livello federale, sia a livello cantonale”.

In Ticino, i partiti però ribadiscono che si tratta di un contributo volontario. “In Ticino i giudici pagavano in passato e pagano ancora oggi. I partiti dicono che è un versamento volontario perché ovviamente non si può obbligare nessuno”.

Ma se è volontario che problema c’è? “C’è il problema che i giudici in Svizzera non sono eletti per sempre, devono essere riconfermati dopo un certo periodo. In quasi tutte le altre democrazie i giudici sono nominati a tempo indeterminato a garanzia della loro indipendenza. Da noi, se il giudice per sei anni si rifiuta di pagare la quota al partito, corre il rischio di non essere rinominato”.

E il pagamento in sè, più che il quantum, che fa problema? “Anche. Per questo abbiamo lanciato l’iniziativa popolare federale sulla giustizia”.

Per chiedere cosa? “Per chiedere, oltre al sorteggio di candidati per garantire chance ai magistrati indipendenti non legati ai partiti, anche di lasciarli in carica fino a 70 anni. Togliendoli dal potere discrezionale dei partiti”.

Però la giustizia in Svizzera funziona. “Non sto dicendo che i giudici siano poco indipendenti. Certo, i salari dei giudici sono sufficientemente elevati da permettere loro di pagare una quota ai partiti senza perderci. Ma questa prassi prima di tutto obbliga i giudici ad aderire ad un partito. Secondo, li obbliga a versare un quota di adesione, che non è regolata a norma di legge”.

Prassi poco trasparente? “I partiti non dicono la verità. Si nascondono dietro il versamento volontario. La verità è che si tratta di un obolo problematico. Per questo lo mantengono in una situazione grigia”.

I partiti ne hanno consapevolezza? “Piuttosto hanno interesse a mantenere questo sistema. Vogliono essere loro a nominare. E non vogliono rinunciare al denaro”.

Si tratta in Ticino solo di mille franchi. “Penso che sia qualcosa di più. Ma a livello federale si parla del 4% del salario”.

c.m.

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Guarda anche il servizio di Falò RSI, “Ma quale giustizia?” (7.6.2018).

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