Il problema non è tanto la Lega quanto il leghismo!

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Se la Lega è un partito politico, il leghismo è la forma mentis che ne deriva e che si sta diffondendo con una rapidità impressionante ben al di là delle cerchie della Lega. È uno spirito invisibile che invade la mente anche delle persone benpensanti che magari non condividono neanche una virgola dei proclami della destra nazionalista. È come un virus, il cui effetto è che la persona che ne soffre, quando parla di politica, immagina di avere davanti a sé un elettore leghista, cerca di venire incontro alle sue possibili reazioni o “preoccupazioni”, anticipa le sue critiche, ne tiene conto nel suo subconscio e vi risponde senza che nessuno gliel’avesse chiesto. Il risultato è che le idee e i principi in cui questa persona crede, per nulla leghisti, finiscono per essere annacquate, nascoste o persino annegate nel mare di leghismo.

Come ogni virus, anche questo prima o poi produce dei sintomi che ci permettono di identificarlo. Per esempio, lo si intravvede nelle frasi come queste: «è vero che spesso la Lega dice ciò che la gente pensa», «dobbiamo riconoscere che la gente ha paura dell’aumento degli stranieri», «non possiamo parlare degli effetti positivi dei Bilaterali perché la gente non lo capisce». Oppure lo riconosciamo nelle posizioni che i singoli politici assumono su determinati dossier. Quante volte ho visto granconsiglieri non leghisti (Plr e Ppd in primis) che anticipavano la reazione dei deputati della Lega (anche in loro assenza!) e quindi moderavano la propria posizione in funzione di ciò che i rappresentanti della Lega potrebbero dire.

Ecco perché è imperativo liberarci da questo virus di leghismo, parlare non come se avessimo di fronte un elettore leghista immaginario, bensì un elettore progressista e aperto al mondo, uno che ogni tanto vorrebbe sentirsi dire anche qualcosa di sinistra o di autenticamente liberale e che desidera avere anche un altro punto di vista sulla realtà che lo circonda per poter formare, autonomamente, la propria opinione.

Se non lo facciamo, contribuiremo anche noi alla diffusione del leghismo, perché in realtà non è la gente che pensa come la Lega, ma è la Lega e i suoi alleati (in)volontari che dicono alla gente ciò che deve pensare. Ed è da questo trucco, tipico di ogni populismo, che essi traggono una legittimità politica che non meritano. E questo non possiamo permetterlo.

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