Hobby

Letteratura
Il mio hobby principale è la letteratura, soprattutto quella “classica”. Nel limite del possibile cerco di leggere i testi in lingua originale.
Durante gli anni del liceo ho imparato ad amare la letteratura italiana: Francesco Petrarca (1304-1374) per la sua malinconia (“quand’era in parte altr’uom di quel ch’i’ sono”), Niccolò Machiavelli (1469-1527) per la sua ironia e il senso del realismo (“che gli è meglio fare et pentirsi, che non fare et pentirsi”, parafrasando il Boccaccio), Giacomo Leopardi (1798-1837) per quella capacità di sognare con disincanto (“sempre caro mi fu quell’ermo colle”). Se ci avviciniamo alla prima metà del Novecento penso subito a Luigi Pirandello (1867-1936) e alla sua capacità di esprimere il travaglio dell’Uomo moderno in cerca della propria identità. Ciò è presente in tutta la sua opera ma soprattutto nell’ultimo romanzo dal titolo squisitamente emblematico: Uno, nessuno e centomila. E poi Alberto Moravia (1907-1990), oggi un po’ dimenticato ma la cui analisi della società borghese rimane tuttora fresca e attuale. Quanto ai narratori italiani coevi vorrei menzionare uno in particolare: Claudio Magris (1939). La sua visione dell’Uomo di frontiera e dell’identità plurale mi è particolarmente vicina; e il suo sguardo pacato e saggio sulle cose di questo mondo (vedi Microcosmi, Utopia e disincanto) fanno di lui un vero maestro di vita, ma anche un amico.
Nella letteratura slava meridionale vi sono tanti nomi che vorrei citare. Innanzitutto Ivo Andrić (1892-1975), premio Nobel nel 1961. Nei suoi romanzi e racconti egli ha dipinto – come nessuno prima e dopo di lui – il complesso mosaico della sfortunata terra di Bosnia, con uno sguardo colmo di sofferto amore. Più introspettivo e lirico invece Mehmed (Meša) Selimović (1910-1982), grande conoscitore dell’Uomo e delle sue angosce. Fuori della Bosnia penso innanzitutto a due autori legati alla Vojvodina (un altro mosaico culturale per eccellenza): Danilo Kiš (1935-1989) e Aleksandar Tišma (1924-2003), entrambi scampati ai campi di sterminio e quindi particolarmente attenti alla stupidità umana e a quella “banalità del male” che hanno causato vari olocausti della storia (vedi Enciclopedia dei morti di Kis oppure Il libro di Blam di Tišma). Della generazione contemporanea leggo molto i giovani (oggi ormai quarantenni o cinquantenni) formatisi in quel incredibilmente fecondo laboratorio culturale e cosmopolita che era la Sarajevo degli anni Ottanta: Miljenko Jergović, Nenad Veličković, Aleksandar Hemon.
Per quanto riguarda la letteratura di lingua tedesca leggo innanzitutto gli autori svizzeri, a cominciare dai “classici” Fridrich Dürrenmatt (1921-1990) e Max Frisch (1911-1991) e fino a Hugo Loetscher (1929-2009), Adolf Muschg (1934) e Peter Stamm (1963). Loro e altri ancora sono stati spesso oggetto di critiche per quel “patriottismo critico” che a certi appassionati del pensiero unico elvetico non andava proprio giù. Al di fuori della Svizzera ho apprezzato molto l’austro-ungarico Stefan Zweig (1881-1942), che ha superbamente raccontato il suo/nostro “mondo di ieri”, e Elias Canetti (1905-1994).
Eppoi… Emile Zola (1840-1902), Jean-Marie-Gustave Le Clézio (1940), Nadine Gordimer (1923-2014), Doris Lessing (1919-2013), John Updike (1932-2009).

Viaggi
Non so se viaggiare debba essere considerato un hobby. Vi è qualcuno che non ama viaggiare? Probabilmente sì, anche se io non li ho ancora conosciuti. Non intendo dilungarmi sul significato del viaggio sul quale molto è stato scritto. Viaggio spesso e volentieri (ma odio fare e disfare le valige). Non ho bisogno di una vacanza lunga per uscire di casa. Per visitare una città europea basta anche un “ponte” di 3-4 giorni. Per fortuna la posizione centrale della Svizzera facilita gli spostamenti rapidi. Amo soprattutto le città come Trieste, Bologna, Nizza, Marsiglia, Cordoba, Riga; città non sempre facili e belle a prima vista ma che hanno un fascino particolare, quella “scontrosa grazia” cantata da Umberto Saba (nella poesia “Trieste”). Fuori dell’Europa ho apprezzato la bellezza dei paesaggi sudafricani, la dignità dei cubani, la gioia di vivere dei brasiliani, il multiculturalismo di Montreal. E poi: Libano, Siria, Iran, Ruanda, Uganda, Giappone, Cile, Sudafrica, Turchia, Marocco, Stati Uniti, Messico… Almeno una volta all’anno mi reco nelle terre dell’ex Jugoslavia, che una volta potevi attraversare senza dover cambiare la moneta e mostrare il passaporto; si tratta sempre di viaggi non facili perché carichi di ricordi, di incontri con persone care, di nostalgia.

Montagna
Sono nato in una città attorniata dalle montagne. Andare in montagna era quindi un obbligo, soprattutto d’inverno. Ma solo in Svizzera ho iniziato a scoprire la montagna anche d’estate. Niente scalate dei 4000 m, tanto per intenderci! Prediligo le camminate lunghe piuttosto che ripide. La varietà e la quantità delle regioni di montagna in Svizzera ci permettono di esplorare di volta in volta la bellezza dell’arco alpino e pre-alpino: dalle vette ticinesi all’Oberland bernese, dalle montagne del Giura ai passi grigioni. La montagna non è però solo paesaggio e aria pura; è anche storia e cultura.