Voto postale: un successo che smentisce i timori

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Diverse voci critiche si erano levate contro la mia proposta. Alcuni evocavano «la segretezza nell’espressione del voto», altri dicevano che «recarsi al seggio è un momento di socializzazione civica» oppure che «non è provato che così cresca la percentuale dei votanti». L’unica critica che trovavo convincente, ma non sufficiente per dire di no, era che ciò avrebbe reso più difficile la raccolta di firme per referendum o iniziative popolari. In realtà, il principale motivo, dietro le quinte, era che si temeva un’avanzata di partiti che in passato erano particolarmente bravi a far lavorare i propri “galoppini”. Il fatto che le proposte iniziali provenissero dal PPD portava l’acqua al mulino di chi nutriva tali sospetti.

Il risultato ha smentito clamorosamente questi timori. Primo, il 74% degli elettori ha votato per corrispondenza, mentre si è registrato un aumento spettacolare della partecipazione: 53,9%, ossia 6,5 punti percentuali in più rispetto al 2007. Secondo, quelli che prevedevano una crescita del PPD si sono sbagliati di grosso, poiché questo partito ha perso più di tutti gli altri fra il 2007 e il 2011, passando dal 24,1 al 20,0%. A guadagnare maggiormente è stata la Lega (dal 14,0 al 17,5%), ma non ci sono indizi che ciò sia da attribuire al voto postale. Rispetto alle elezioni del Gran Consiglio di quest’anno, dove non era possibile votare per posta, la Lega ha perso infatti 5,3 punti (mentre il PS è cresciuto dell’1,5%). Tutto ciò non sorprende: i partiti che una volta esercitavano un controllo sociale al seggio elettorale ora non possono più farlo. Lo dimostrano le esperienze in altri Cantoni. Ma quando facevo quest’osservazione mi veniva risposto: «sarà anche vero, ma il Ticino è diverso». Perché mai? A Massagno – teatro di un episodio spiacevole quest’anno che ha permesso ai miei amici contrari al voto postale di esclamare «ecco, vedi, te l’avevamo detto!» –  il PPD ha perso ben 7,6 punti rispetto alle elezioni federali del 2007 (scendendo dal 39,2 al 31,6%).

Ciò detto, vi è ancora molto da fare per evitare eventuali abusi. Primo, nell’opuscolo informativo il Consiglio di Stato ha omesso di precisare che, salvo eccezioni motivate, ognuno deve riempire la scheda di proprio pugno. Chi riempie le schede per gli altri è punibile (vedi caso Lumengo) e ciò andava sottolineato. Secondo, sembra che in taluni Comuni le bucalettere fossero strapiene sabato sera: un cittadino qualsiasi poteva così venire durante la notte e estrarre alcune buste, per rimettere poi solo quelle più favorevoli al proprio partito. Terzo, si è osservato un aumento delle schede nulle (dallo 0,4% nel 2007 all’1,6% nel 2011), dovuto, pare, al fatto che alcuni elettori, poco informati, hanno inviato più di una scheda per il Consiglio nazionale.

Questi e altri aspetti vanno corretti, ma sul principio del voto per corrispondenza non si torna più indietro.

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