«Una questione di principi, convinzioni e, non da ultimo, ideali». Con questa frase avevo brevemente motivato la mia domanda d’adesione al Partito socialista svizzero, a fine marzo 2003.
È difficile spiegare in poche parole cosa mi abbia spinto ad impegnarmi in politica. Sin da piccolo seguivo le faccende politiche. A 14 anni ho partecipato per la prima volta al raduno di un partito. Era un partito riformista, di impronta socialdemocratica, contrario ai nazionalismi. Correva l’autunno del 1990 ed eravamo nel mezzo della campagna elettorale per le cosiddette «prime elezioni democratiche del Dopoguerra» in Bosnia ed Erzegovina. Il divario che divideva le forze politiche non era fra destra e sinistra bensì quello fra partiti nazionalisti e «civici», avversari del nazionalismo. Ricordo ancora le discussioni a scuola, a Sarajevo, quando sembrava che tutti fossero contrari ai nazionalismi vari. Il risultato di quelle elezioni è stato però un vero choc: i tre partiti nazionalisti avevano ottenuto circa il 75% dei consensi. Solo due anni dopo i leader di quei tre partiti dirigevano le operazioni belliche. Il Paese era in guerra. [Per capire l’esito delle elzioni del 1990 ho proposto una chiave di lettura basata sul «dilemma del prigioniero», pubblicata nel 2014 in un articolo scientifico.]
Quell’esperienza non mi ha allontanato dalla politica bensì ha radicato in me la convinzione che essa serve a qualche cosa, eccome. Serve per costruire una società libera in cui ogni individuo venga rispettato e considerato nella sua unicità, indipendentemente dalle sue appartenenze comunitarie vere o presunte. Serve per costruire una società giusta, in cui ogni persona possa disporre di mezzi materiali che le permettono di realizzare i propri sogni e di perseguire le proprie scelte di vita. Serve per costruire una società solidale, in cui i più deboli vengano aiutati e non lasciati per strada. Serve per costruire una società responsabile nei confronti delle generazioni future, in cui la salvaguardia dell’ambiente e il principio dello sviluppo sostenibile non siano sacrificati a nome del puro profitto economico. Serve, infine, per costruire una società di pace, in cui i conflitti vengano risolti con la ragione e non combattuti con le armi.
Vi sono senz’altro molte strade che portano alla realizzazione di questi ideali. Sono dell’avviso che il modo più efficace per farlo sia attraverso una politica di sinistra, improntata alla socialdemocrazia. Con il mio impegno in seno al PS mi auguro di poter offrire il mio, piccolo, contributo per realizzare l’ideale di una società libera, giusta, solidale, responsabile e pacifica.
[2004]
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Congresso PS Ticino, 24.1.2015, Mendrisio (Intervento di Nenad Stojanovic sui giovani nella lista PS per il Consiglio di Stato, Emendamento sull’apertura, Emendamento sulla trasparenza).