Elezioni: Quei seggi «ballerini» al Nazionale

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 Corriere del Ticino, 21.8.2017. PDF

Nel 2019 Berna e Lucerna perderanno un mandato a testa, Ginevra e Vaud invece ne guadagneranno uno Il computo si basa sulle variazioni demografiche nei cantoni – Stojanovic: «Sono da includere i frontalieri»
Anna Riva
Quali le ripercussioni delle ultime variazioni demografiche cantonali sulla ripartizione dei seggi nel Consiglio nazionale? Su questo interrogativo si è recentemente chinato, in vista delle elezioni del 2019, Claudio Kuster, collaboratore personale del consigliere agli Stati di Sciaffusa Thomas Minder. I risultati emersi dall’analisi dei rilevamenti non definitivi dell’Ufficio federale di statistica parlano chiaro. Come riportato dalla NZZ, il numero degli abitanti registrato il 31 dicembre 2016 sarà determinante per stabilire quale Cantone riceverà quanti seggi nella Camera del popolo. Secondo il computo di Kuster, Berna ne perderà uno (giungendo in questo modo a 24 mandati), così come Lucerna, che dovrà rinunciare al suo decimo seggio. Un’evoluzione opposta sarà invece riscontrata in Romandia, in particolare nel canton Ginevra e in quello di Vaud, che guadagneranno un seggio a testa.
Stando al quotidiano zurighese, Ginevra approfitterebbe in questo senso in buona parte della crescita legata alla presenza di stranieri nel cantone lemanico. Gli stranieri con un permesso di dimora e i richiedenti l’asilo che soggiornano nel nostro Paese da un anno fanno parte di quel campione di popolazione determinante ai fini del computo per la ripartizione dei seggi della Camera bassa, così come gli svizzeri minorenni.
La nuova ripartizione dei seggi in vista dell’appuntamento elettorale del 2019 non è stata ancora confermata ufficialmente dalla Confederazione, siccome l’Ufficio federale di statistica non rivela ancora le cifre definitive. Secondo Nenad Stojanovic, tuttavia, l’analisi di Kuster è «molto probabilmente corretta». Il politologo esclude sorprese, anche se le ultime cifre dell’Ufficio federale di statistica non sono ancora state rese note. Puntualizza però che «se non contassero i diplomatici, sia Ginevra sia Berna avrebbero un seggio in meno. Se invece contassero i frontalieri, il Ticino otterrebbe due seggi in più, così come Ginevra». Stojanovic reputa illogico ed ingiusto che «i diplomatici che non pagano le imposte in Svizzera debbano contare, mentre vanno esclusi dal calcolo i frontalieri». D’altro canto, prosegue, se si tiene conto degli stranieri che pagano le imposte e usufruiscono delle infrastrutture come strade e ospedali, a rigor di logica il computo dovrebbe includere anche chi quotidianamente passa la frontiera per recarsi al lavoro in Svizzera, paga le imposte e beneficia delle infrastrutture elvetiche.
Il metodo utilizzato per calcolare la ripartizione dei seggi fra i Cantoni, nel tempo costantemente oggetto di controversie, si rivela quindi secondo Stojanovic privo di senso. «Credo che una riforma che includa i frontalieri sia necessaria», dichiara il ricercatore, che nel 2013 aveva inoltrato assieme ad altri granconsiglieri ticinesi del PS, del PLR, dei Verdi e dell’UDC una mozione volta ad includere questa categoria di persone nel campione determinante per il computo e eventualmente ad escludere i diplomatici. Il politologo non manca di lanciare una frecciatina: «È interessante notare che proprio i partiti che pretendono di difendere gli interessi del Ticino, penso alla Lega dei ticinesi, si erano opposti alla nostra proposta. Eppure, come detto, in tal caso il nostro Cantone avrebbe 10 seggi in Consiglio nazionale invece di 8».

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