Comunicato stampa
19 ottobre 2012
Le spalle larghe o le vedute strette? Deciderà il Tribunale federale
Il 15 ottobre scorso la Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello ha respinto il ricorso che il mio avvocato, Marco Mona, ha presentato contro il decreto di non luogo a procedere emanato dal procuratore pubblico Nicola Respini nell’ambito della mia querela penale del 19 gennaio 2012 contro Giuliano Bignasca e ignoti.
Nella sua decisione (il testo integrale, insieme al resto della documentazione, è disponibile sul sito www.nenadstojanovic.ch àProcedura giudiziaria à Documenti) la Corte afferma, in particolare, che “la democrazia implica […] una grande libertà di espressione e i protagonisti sulla scena politica devono quindi avere le spalle larghe“. In altre parole, gli insulti sono permessi se sono indirizzati a politici e se sono legati alla loro attività politica.
Con il presente comunicato annuncio, d’accordo con il mio avvocato, che contro questa decisione, rispettivamente contro il decreto del procuratore pubblico, presenterò un ricorso al Tribunale federale. Ritengo infatti che il caso in esame abbia una rilevanza generale siccome riguarda direttamente i valori che in una democrazia dovrebbero caratterizzare il confronto politico civile e che dovrebbero permetterci di tracciare il confine che separa un dibattito civile da uno che non lo è.
Penso che nel corso della mia attività politica, iniziata nel 2003, ho dimostrato a più riprese di avere le “spalle larghe”. Sono infatti bersaglio di Giuliano Bignasca e del suo domenicale da otto anni e non è certo un caso che nei primi sette anni non avevo inoltrato una querela penale: avevo infatti messo in conto che l’attività politica significa anche accettare certi attacchi, pur non condividendoli né nella forma, né nei contenuti. Il problema quindi non è l’avere le “spalle larghe” o no. Il problema è più generale. Dobbiamo infatti chiederci: un politico deve accettare qualsiasi attacco e qualsiasi insulto? Fino a che punto? Per me questo punto è stato chiaramente oltrepassato al momento in cui Giuliano Bignasca e altri leghisti (spesso anonimi) hanno iniziato ad attaccare non semplicemente la mia persona, ma, attraverso me, tutta una categoria di persone, nella fattispecie quelle originarie dall’ex Jugoslavia. Persone che da anni vivono e lavorano in Ticino ma che, stando al presidente a vita del primo partito di governo, non avrebbero il diritto di occuparsi della cosa pubblica per il semplice fatto che i loro cognomi finiscono con “ic”.
Ritengo che questo sia molto grave. Prendo atto che il Ministero pubblico e la Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello non condividono tale opinione. È un loro diritto. Così come è un mio diritto rivolgermi alle istanze giudiziarie superiori. E così farò.
Nenad Stojanovic
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Comunicato stampa
25 maggio 2012
Il 19 gennaio 2012 ho inoltrato al Ministero pubblico del Canton Ticino una querela penale contro Giuliano Bignasca e ignoti per discriminazione razziale e delitti contro l’onore. Il 15 maggio 2012 il Procuratore pubblico Nicola Respini ha emesso un “decreto di non luogo a procedere”. Fra le motivazioni leggiamo che, siccome al pubblico “è noto il modo forte impiegato dal querelato [Giuliano Bignasca] per esporre e sostenere le proprie idee”, un lettore medio “poteva legittimamente trarre la conclusione” che le sue dichiarazioni “non andavano recepite alla lettera e perciò, non erano suscettibili di ledere l’onore di Nenad Stojanovic”. A mio avviso, questo decreto conferisce di fatto a Giuliano Bignasca una licenza di insultare e di delinquere. Vista la gravità di questa decisione e delle motivazioni in essa contenute, ho dato l’incarico all’avv. Marco Mona di redigere un ricorso alla Corte dei reclami penali. Il ricorso è stato inoltrato in data odierna (25 maggio 2012). (Tutti i documentirelativi a questo dossier sono disponibili sotto “Politica” –> “Giustizia”).
Segnalo, a chi fosse interessato, che tutta la documentazione (la querela, il decreto del Ministero pubblico, il ricorso, gli allegati, ecc.) sarà disponibile sul sito www.nenadstojanovic.ch (sotto “Politica” –> “Giustizia”) a partire da martedì 29 maggio.
Perché ho deciso di inoltrare una querela penale solo nel 2012? Sin dalla mia entrata in politica, nel 2003, sono stato oggetto di numerosi (almeno una trentina) articoli sugli organi di stampa di Giuliano Bignasca e della Lega dei Ticinesi (dapprima il “Mattino della Domenica”, e quindi “Mattinonline” e “10 Minuti”). In questi articoli, firmati dallo stesso Bignasca o dalla redazione (“MDD”, ecc.), venivo descritto con vari aggettivi disprezzanti e pseudo-satirici, la maggior parte dei quali evidenziava la mia origine straniera, il fatto che sono uno svizzero naturalizzato, ecc. Il mio non era certo un caso isolato: numerosi politici, amministratori locali, funzionari, giornalisti, ecc. hanno subito un trattamento analogo. Alcuni non hanno sopportato tali attacchi e hanno fatto un passo indietro, sperando di essere lasciati in pace. Altri, invece, non si sono lasciati intimorire. Per quanto mi riguarda, questi attacchi hanno rafforzato la mia convinzione che i metodi della Lega dei Ticinesi, così come coloro che li adoperano, vanno combattuti con coerenza e determinazione. È possibile che sia esagerato qualificarli di “fascisti”. Ma credo che sia corretto affermare che essi sono paragonabili ai metodi che, in altri Paesi e in epoche diverse, hanno caratterizzato quella fase iniziale che più tardi sarebbe culminata in regimi che hanno violato i diritti umani fondamentali. Sono certo che tanti leghisti che, in buona fede, si impegnano nella vita pubblica non ne siano coscienti e siano ostili a qualsiasi totalitarismo. Ma per tanti di noi la pertinenza di un tale paragone, ovvero di un tale pericolo, è sempre presente ed è tuttora attuale. Ciò spiega perché, come tanti altri cittadini, ritengo che i movimenti della destra xenofoba e populista vanno combattuti senza “se” e senza “ma”, in Ticino (Lega dei Ticinesi) come in Francia (Front national), Italia (Lega Nord), Austria (FPÖ), Gran Bretagna (British National Party), ecc.
Perché non ho inoltrato querele penali contro Giuliano Bignasca prima del 2012? Ancora prima di entrare in politica ero ben consapevole che chi partecipa al dibattito pubblico deve essere pronto a una maggiore esposizione nei media. Questo è il motivo principale per il quale non mi sono rivolto agli organi giudiziari prima del 2012. Ma a partire dall’autunno 2011 i contenuti e le modalità degli attacchi leghisti nei miei confronti sono sensibilmente cambiati.
- Per la prima volta, i media leghisti hanno coinvolto nei loro attacchi i membri della mia famiglia i quali, a differenza dei parenti di Bignasca (fratello, figlio, cugini vari), non fanno politica. Nel giornale “10 Minuti”, ad esempio, ho potuto leggere i nomi di mia sorella, di mia moglie, e persino di mia suocera.
- Per la prima volta, alcune lettere anonime che sono solito ricevere non si limitavano a insulti ma contenevano anche minacce più serie che non andavano sottovalutate. Il loro tono e contenuto si sono inaspriti dopo l’inoltro della querela del 19 gennaio 2012 (non saprei però se si tratta di una conseguenza di questa querela).
- Per la prima volta, persone a me vicine sono state aggredite per strada. Nella fattispecie, la ragazza di mio fratello, che distribuiva in centro a Lugano il mio giornale “ticinoaperto.ch” in ottobre 2012, è stata aggredita da un signore sulla sessantina che si dichiarava “amico di Giuliano Bignasca”. La ragazza lo ha poi riconosciuto alla televisione, la sera del 23 ottobre 2011, dietro il consigliere di Stato Norman Gobbi, durante i festeggiamenti leghisti per il successo alle elezioni federali. L’aggressore è rimasto impunito, siccome, nonostante questi indizi che abbiamo fornito, il procuratore pubblico Antonio Peruggini ha congelato il trattamento della querela che la ragazza aveva inoltrato al Ministero pubblico.
- Per la prima volta, Giuliano Bignasca, in alcune sue uscite televisive, non si limitava ad attaccare il sottoscritto ma affermava che le persone con un cognome come il mio non possono pretendere di fare politica in Ticino. In altre parole, con le sue dichiarazioni Giuliano Bignasca colpisce non solo me ma numerose persone ritenute “non autoctone” e che si interessano alla politica. Trattasi non di un cittadino qualsiasi ma del presidente a vita del primo partito di governo, dell’ex consigliere nazionale, del municipale di Lugano dal 2004, del secondo subentrante sulla lista leghista per il Consiglio di Stato, del membro del Consiglio d’amministrazione delle Aziende industriali di Lugano, ecc. queste dichiarazioni possono avere come impatto concreto quello di intimorire persone “non autoctone” che potenzialmente potrebbero essere interessate a impegnarsi nella vita pubblica, il che è uno dei diritti democratici fondamentali. Con questo non voglio dire che Bignasca disdegna i naturalizzati: essi sono più che graditi se militano nella Lega (vedi Roberta Pantani, Constantin Cojocariu), oppure se li considera come alleati (vedi Sergio Savoia, Pierre Rusconi). Quello che gli dà fastidio è quando un naturalizzato osa criticare la sua politica e la politica della Lega dei Ticinesi.
Per tutti questi motivi ho voluto inoltrare la querela penale e confermo la mia volontà di continuare a usare tutti i mezzi democratici a mia disposizione – di tipo politico, giudiziario e mediatico – per lottare contro i metodi intimidatori e barbari del presidente della Lega dei Ticinesi e dei suoi seguaci.
Nenad Stojanovic