Il governo federale e il suo presidente? Sconosciuti ai più

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ilCaffè, 4.2.2018. link

Franco Zantonelli

Perché non sappiamo chi è il presidente della Svizzera?”, si chiedeva Le Monde nel 2015. François Hollande doveva incontrare Simonetta Sommaruga e il quotidiano francese sottolineava come l’opinione pubblica europea non avesse alcuna idea di chi fosse. “In Francia scriveva Le Monde – molti conoscono Merkel, Rajoy e Renzi, mentre i dirigenti politici elvetici sono ignoti ai più”. Non a caso, in occasione della famosa spesa di Doris Leuthard in un supermercato di Maccagno, il titolare ha ammesso di non averla riconosciuta.

“All’inizio di ogni corso dice al Caffè il politologo Nenad Stojanovic – pongo le stesse domande agli studenti di scienze politiche di diverse università. Ebbene: il 40% è in grado di indicare, correttamente, il nome dell’attuale presidente della Confederazione. Ma solo il 26% sa i nomi dei sette consiglieri federali”. In effetti, grazie a un sondaggio di Le Matin scopriamo che, anche da noi, non è che il presidente della Confederazione goda di chissà quale notorietà. Quasi la metà degli interpellati dal quotidiano romando non sa chi sia. A questo punto c’è da chiedersi se dipenda più dal tipo di carica che è a rotazione, oppure dalla personalità schiva di molti nostri governanti? “È dovuto soprattutto al tipo di carica e non solo perché è a rotazione – spiega un altro politologo, Oscar Mazzoleni dell’università di Losanna -. In Svizzera non c’è un primo ministro o un presidente della repubblica, come in tutte le altre democrazie del mondo, ovvero personalità che godono abitualmente di forte visibilità. In Svizzera, conta soprattutto il governo come organo collegiale”.

Ma è indispensabile sapere chi ci governa o l’importante rimane il risultato del suo lavoro? Per Oscar Mazzoleni “dal punto di vista strettamente istituzionale, non è necessario sapere chi siede nella stanza dei bottoni. Tuttavia, la mediatizzazione e la personalizzazione della politica hanno modificato le aspettative dei cittadini, oggi si aspettano maggiore trasparenza e responsabilizzazione individuale da parte di chi governa”.

Ma Stojanovic avverte: “Non conoscere i nomi dei politici più importanti del Paese è soltanto il sintomo del generale disinteresse per la politica e, quindi, per la cosa pubblica. Questo è grave. Perché nella politica vengono prese decisioni che toccano tutti noi e il nostro bene comune”. E per il politologo un altro elemento grave riguarda la scarsissima conoscenza, da parte dei suoi studenti, dei membri del Parlamento. “Soltanto il 34%, quindi uno su tre, è in grado di indicare i nomi di due deputati qualsiasi”. E stiamo parlando, è bene ricordarlo, di studenti di scienze politiche. “In altre parole – afferma preoccupato Stojanovic – temo che fra i ragazzi, così come nella popolazione in generale, la situazione sia ancora più desolante”.

Di recente in Ticino i cittadini hanno votato a favore di corsi di educazione civica nelle scuole medie. Magari potrebbero servire a dare più visibilità ai nostri politici. “Un modo per acquisire una conoscenza viva dei singoli nomi potrebbe essere quello di osservare i singoli consiglieri federali quando s’impegnano pubblicamente in occasione di importanti leggi o appuntamenti referendari”, osserva Mazzoleni. Su questo aspetto è d’accordo anche Stojanovic secondo cui “i corsi di civica, se fatti bene, possono senz’altro aiutare ad accrescere le conoscenze di base e, magari, anche l’interesse per la cosa pubblica. Se i cittadini non si interessano alla politica democratica, aumenta il rischio che prima o poi cedano al fascino dei politici populisti”.

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