L’incognita

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Rieleggere il plr Ignazio Cassis o eleggere la verde Regula Rytz? È possibile scegliere tutti e due. E non è fantapolitica. Ecco come.

il Caffè, 24 novembre 2019, p. 3.

Nenad Stojanović *

Mercoledì 11 dicembre i membri dell’Assemblea federale avranno il compito di eleggere sette consiglieri federali. Così vuole la Costituzione. Siccome tutti gli attuali membri del governo si ripresentano, di fatto si tratta di sapere se il Parlamento vorrà riconfermarli. Dal 1848 ad oggi, solo quattro membri del Consiglio federale non sono stati rieletti. 

L’attuale livello di consensi di cui godono i Verdi svizzeri è del 13,2%. Un seggio in Consiglio federale corrisponde a una quota del 14,3%. Il Ppd, con l’11,4% di consensi, ha un seggio. Il Plr, con il 15,1%, ne ha due. Il Ps idem, con il 16,8% di consensi.  Ecco perché, da questo punto di vista, è ingiusto lasciare i Verdi a secco.

I Verdi hanno perciò ufficialmente deciso di attaccare, con la loro presidente Regula Rytz, il primo seggio Plr su cui si voterà l’11 dicembre, quello di Ignazio Cassis. Non attaccano l’altro membro Plr, Karin Keller-Sutter, perché non vogliono togliere il seggio a una donna. Ma Cassis è ufficialmente un rappresentante della Svizzera italiana e la Costituzione afferma che in Governo tutte le componenti linguistiche “devono essere equamente rappresentate”. Anche Keller-Sutter, oltre ad essere donna, rappresenta la Svizzera orientale, e lo stesso articolo della Costituzione afferma che le varie “regioni geografiche” del Paese hanno diritto a un’equa rappresentanza. 

Quindi che fare? Il problema sta nel numero dei consiglieri federali. È praticamente impossibile soddisfare tutti i criteri (partito, lingua, regione, sesso) se il numero rimane sette. Non a caso, negli scorsi anni il Parlamento ha dovuto pronunciarsi diverse volte sull’idea di aumentare il numero dei consiglieri federali a nove, ma non è mai stato possibile trovare una maggioranza favorevole.

Rieleggere Ignazio Cassis e eleggere Regula Rytz dei Verdi allo stesso tempo. È possibile? Certo. La parola magica è “job-sharing”. Cassis e Rytz diventano consiglieri federali a metà tempo.

Quindi che fare? Una soluzione elegante esiste. Rieleggere Ignazio Cassis e eleggere Regula Rytz dei Verdi allo stesso tempo. È possibile? Certo. La parola magica è “job-sharing”. Cassis e Rytz diventano consiglieri federali a metà tempo. Qualche precedente esiste. In diversi cantoni i membri dell’esecutivo lavorano a tempo parziale (Appenzello interno, Uri, Nidvaldo). Nell’esecutivo della città di Soletta alcuni membri sono a tempo pieno, altri a tempo parziale. Era questa la situazione, fino al 2013, anche nell’esecutivo della città di Bienne: c’erano quattro membri a tempo pieno e quattro a tempo parziale. as

Ma come, direte, la Costituzione non afferma che i membri di governo sono sette? Certo. Ma con un po’ di creatività è possibile interpretare il relativo articolo costituzionale affermando che si tratta di 7 membri a tempo pieno, quindi in totale un’occupazione al 700%. Con la soluzione che propongo il livello di occupazione rimarrebbe lo stesso.

In ogni caso, il Parlamento è sovrano nelle decisioni che prende e non vi è alcuna sanzione giuridica se non rispetta alla lettera le disposizioni costituzionali. Esempio? L’applicazione solo parziale dell’articolo costituzionale sulla protezione delle Alpi e la non-applicazione dell’articolo contro l’immigrazione di massa. Entrambi sono stati accettati dalla maggioranza del Popolo e dei Cantoni, nel 1994 e nel 2014 rispettivamente. Questo è possibile perché la Costituzione (art. 189 al. 4) afferma che “gli atti dell’Assemblea federale (quindi anche le elezioni del Consigio federale, n.d.a.) … non possono essere impugnati presso il Tribunale federale”.

Certo, il Parlamento ha un obbligo politico e morale di rispettare la Costituzione. Ci mancherebbe. (Non a caso ero dell’avviso che il non-rispetto dell’articolo sull’immigrazione andava sottoposto al popolo.) In teoria, il Parlamento potrebbe eleggere anche 9 o più consiglieri federali a tempo pieno. Ma in tal caso la violazione della Costituzione sarebbe palese e politicamente insostenibile. Nella soluzione che propongo non è così perché la percentuale totale corrisponde al carico di lavoro di sette consiglieri federali a tempo pieno.

Certo, sarebbe auspicabile se la possibilità di job-sharing venisse ancorata nella Costituzione. Ma perché non fare un esperimento e scomodare il Popolo e i Cantoni solo se vediamo che funziona e che non solleva opposizioni maggiori nell’opinione pubblica?

Fra l’altro, i costi dell’operazione non aumenterebbero – o allora solo marginalmente – perché i due consiglieri federali a tempo parziale sarebbero anche pagati soltanto al 50% e avrebbero diritto soltanto alla metà dei collaboratori rispetto ai loro colleghi.

Rimangono alcune questioni da chiarire. Primo, che peso avrebbero i due nel collegio governativo? Avrebbero diritto a un mezzo voto oppure a un voto intero? Di principio, la prima soluzione non mi disturba. Sei cantoni su 26 hanno solo un mezzo voto nelle votazioni popolari che richiedono la maggioranza dei cantoni, e solo un voto nel Consiglio degli Stati (mentre i rimanenti 20 ne hanno due ciascuno). Non sarebbe quindi una rivoluzione nel sistema svizzero. Ma sarebbe forse poco elegante avere questa regola in seno all’esecutivo federale, perché potrebbe intaccare l’autostima e la dignità dei “mezzi” consiglieri federali rispetto ai loro colleghi. Perciò propongo che i due consiglieri federali al 50% abbiano un voto intero. In caso di parità deciderà il o la presidente della Confederazione (quindi ogni anno qualcun altro). Questa sarebbe una soluzione interessante anche perché renderebbe meno rigide le maggioranze in seno al collegio. Attualmente, per esempio, l’Udc e il Plr hanno sempre – sempre – la maggioranza assoluta (nonostante abbiano, insieme, soltanto il 40,7% di consensi). Se con il sistema attuale al posto di Cassis il Parlamento eleggesse la signora Rytz, la destra avrebbe tre seggi, la sinistra tre e il Ppd, al centro, uno. Il Ppd avrebbe così un potere enorme, ben al di sopra della sua (magra) quota di consensi. La soluzione che propongo sarebbe quindi molto più equa per quanto riguarda il potere dei vari partiti e/o blocchi politici (destra, sinistra, centro) nel Consiglio federale. 

L’ultima obiezione riguarda il fatto che un impiego al 50% di principio lascia libera la persona ad occupare il rimanente 50% nelle altre attività. Potrebbe però essere molto problematico avere un consigliere federale al 50% che esercita anche un’altra attività al 50%, per esempio – ne faccio uno a caso – come lobbysta presso Curafutura, l’associazione mantello di alcune assicurazioni malattia. Ma il problema può risolversi facilmente. Si potrebbero elencare le occupazioni problematiche. Oppure semplicemente dire ai diretti interessati: siete pagati molto bene anche al 50% (circa 240’000 franchi), una cifra che corrisponde a quello che i ministri di diversi cantoni guadagnano per un impiego al 100%. 

* politologo, Università di Ginevra

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