Tirare a sorte i consiglieri? La sfida dei partiti a Nyon … e presto anche a Lugano?

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il Caffè, 15 marzo 2020, pag. 15.

Nenad Stojanović *

Far ricorso al sorteggio per rinvigorire la democrazia? Per dare una risposta alle difficoltà che stanno attraversando i partiti politici? Per combattere l’astensionismo?

L’idea si sta diffondendo con grande rapidità. Dappertutto nel mondo si stanno svolgendo esperimenti di democrazia partecipativa che coinvolgono cittadine e cittadini estratti a sorte. In Francia, su decisione del presidente Macron, 150 persone sorteggiate partecipano da ormai diversi mesi alla “Convention citoyenne pour le climat”. La sesta sessione dei lavori si è conclusa negli scorsi giorni e Macron ha promesso che le conclusioni saranno portate al Parlamento o addirittura sottoposte direttamente al Popolo. In Belgio invece, nel settembre scorso, si è riunuto per la prima volta il Bürgerrat, un organo composto da 24 membri, di cui la metà è sorteggiati, che non ha potere decisionale ma può influenzare l’agenda politica del parlamento di Ostbelgien, la parte germanofona del paese. 

E in Svizzera? Dopo una prima sperimentazione con il sorteggio che ha avuto luogo a Sion, nel novembre scorso, seguendo il modello di Oregon (vedi ilCaffè del 21.10.2018), si parla seriamente dell’istituzionalizzazione del sorteggio a livello comunale.

È infatti notizia recente che il gruppo dei Verdi nel legislativo di Nyon – comune vodese di circa 20 mila abitanti – propone di diminuire il numero dei consiglieri comunali da 100 a 80 e di aggiungervi un “organo consultivo” composto da 20 cittadine e cittadini estratti a sorte. Ogni anno 10 membri verrebbero sostituiti con altre 10 persone, sempre estratte a sorte, di modo che ogni membro di questo organo rimarrebbe in carica per due anni.

Queste persone non avrebbero il diritto di voto nel legislativo comunale ma sarebbero chiamate a dare un preavviso sugli oggetti all’ordine del giorno, a inoltrare mozioni e interpellanze e a partecipare alle riunioni delle commissioni del Consiglio comunale. Avrebbero anche diritto di parola all’inizio di ogni seduta del Consiglio comunale. Il potere decisionale rimane quindi nelle mani delle elette e degli eletti.

Trovo che questa sia una proposta intelligente e pragmatica. È intelligente perché il sorteggio permette di integrare nella vita politica persone che non sono membri dei partiti politici, che spesso non vanno a votare o che non si riconoscono nei rappresentanti eletti. Alle ultime elezioni comunali tenutesi a Nyon, nel 2016, solo 4 cittadini su 10 sono andati a votare. La composizione dell’organo consultivo sarà inoltre uno specchio della popolazione (in termini di genere, età, ceto sociale, livello di formazione), molto di più di quanto (non) lo sia il Consiglio comunale stesso, dove certe categorie sono sovrarappresentate (maschi, anziani, avvocati, persone con formazione universitaria). Vista la diversità che caratterizzerà questo organo è probabile che da esso emergano domande e proposte che il Consiglio comunale stesso, vista la sua relativa omogeneità sociale, non si pone nemmeno.

È una proposta pragmatica, infine, perché non chiede di eliminare le elezioni o di sminuire il potere decisionale delle elette e degli eletti. Le elezioni hanno la loro ragion d’essere in una democrazia e vanno mantenute. Ma anche il sorteggio ha la sua ragion d’essere perché è un altro modo, non meno democratico delle elezioni, per far partecipare le cittadine e i cittadini alla cosa pubblica.

* politologo, Università di Ginevra

Anche a Lugano parte la proposta di scegliere un “organo consultivo”

Il bello della Svizzera è che la sua struttura federale garantisce ai cantoni e ai comuni un potere decisionale molto forte. E permette anche la diffusione delle buone pratiche. Se un comune o cantone sperimenta qualcosa di nuovo, gli altri possono ispirarsi sia copiando tale soluzione sia adattandola al proprio contesto, evitando magari certe disfunzioni o errori fatti da altri.

Ed ecco che l’idea avanzata dai Verdi a Nyon ha già fatto breccia nella campagna per le elezioni comunali in Ticino. A lanciarla è Céline Antonini, candidata Plr al Consiglio comunale di Lugano in un recente articolo apparso sui portali ticinesi. È la demostrazione che il sorteggio non è né di sinistra né di destra ma risponde alla necessità di dare una risposta all’attuale crisi della democrazia rappresentativa e alla sua incapacità di gestire certi problemi gravi, come quello climatico.

Antonini avanza tre opzioni possibili per introdurre una componente di sorteggio nel sistema politico comunale. Innanzitutto, ispirandosi all’esempio di Nyon, propone la creazione di un organo consultivo di 20 membri. Ma non vuole per forza ridurre il numero dei consiglieri comunali (attualmente 60), bensì aggiungervi 20 cittadine e cittadini estratti a sorte, dando loro le medesime prerogative come quelle previste a Nyon.

Ma non solo: la candidata del Plr fa un passo in più e propone, come alternativa, che il 10% percento del Consiglio comunale non sia eletto bensì sorteggiato. I membri selezionati in modo aleatorio avrebbero quindi un potere decisionale come gli altri. È una proposta stimolante, ma per attuarla occorre modificare la Costituzione cantonale (art. 18 : “I membri del Municipio e del Consiglio comunale sono eletti…”).

Più facilmente realizzabile (almeno dal punto di vista giuridico) è la terza proposta. Sin dalla nascita della “Grande Lugano”, nel 2004, esistono le commissioni di quartiere. La metà dei suoi membri è eletta dalle rispettive assemblee di quartiere, l’altra metà è designata dai partiti. Questa situazione è da molti ritenuta non soddisfacente. Antonini propone perciò di far capo al sorteggio per eleggere la totalità o almeno la metà dei rappresentanti in queste commissioni.

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