Voto palese sul governo solo se eletto in blocco

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il Caffè, 28.1.2018. PDF link

Nenad Stojanović, politologo

La proposta del dottor Haksal è intrigante. Non perché siamo abituati all’attuale sistema di elezione del Consiglio federale che non è possibile e auspicabile immaginare altre e migliori soluzioni. Certo: il meccanismo oggi in vigore è l’unico al mondo, siccome il Parlamento elegge i singoli membri dell’esecutivo federale separatamente. Per di più si inserisce in un sistema politico peculiare, basato su un equilibrio delicato fra partiti, cantoni, regioni e lingue diverse. Un sistema ibrido, con elementi sia del presidenzialismo sia del parlamentarismo. Tutto ciò fa sì che le proposte di riforma non vanno mai accolte con favore perché non si conoscono le loro conseguenze, si teme la rottura dell’equilibrio. Il conservatorismo istituzionale la vince sempre.
Eppure, la proposta di Haksal mette in rilievo una vera e propria incoerenza strutturale venutasi a creare con l’introduzione, nel 1999, della nuova norma costituzionale che prevede un’equa rappresentanza di lingue e regioni nel Consiglio federale. Giustamente il ricercatore dell’Università di Ginevra sostiene che per poterla attuare occorrerebbe abolire lo scrutinio segreto attualmente in vigore. Se il rispetto della Costituzione non è un “optional”, allora è giusto prevedere un qualche meccanismo di verifica del voto dei parlamentari. D’altronde, e non a caso, nei sistemi parlamentari il governo deve ottenere la “fiducia” del Parlamento e quest’ultimo si esprime tramite lo scrutinio palese.
In realtà, la proposta di Haksal è più articolata, perché rispolvera l’idea dello scrutinio misto segreto-pubblico, vecchia di almeno 200 anni, che probabilmente si addice meglio alle peculiarità del sistema svizzero. A mio avviso vale la pena discuterne anche se la sua attuazione necessiterebbe altre riforme di peso. Difficilmente, infatti, potrebbe essere applicata se i consiglieri federali continuano a essere eletti separatamente. Sarebbe invece più facilmente realizzabile se il governo venisse eletto in blocco. Quest’ultima riforma è stata proposta diverse volte nel passato, trovando consensi trasversali, ma si è sempre scontrata con il conservatorismo istituzionale menzionato poc’anzi. L’ultima volta ci ha provato il consigliere agli Stati sciaffusano Thomas Minder, con un’iniziativa parlamentare del 19 dicembre 2011. Dopo avere incassato il sostegno della Commissione delle istituzioni politiche della Camera alta, con il voto preponderante del presidente Robert Cramer dei Verdi, la proposta di Minder è stata bocciata nel plenum nel marzo del 2013, con 30 voti contro 8. Ma prima o poi qualcuno ci riproverà.

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