Il PPD sconfitto alla giostra per i ministeri

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Il Caffè, 16 dicembre 2018, pp. 1 e 16.

Nenad Stojanović

Sorrisi davanti ai fotografi, strette di mano, pacche sulle spalle, baci e abbracci. Era il 5 dicembre e per la prima volta nella storia svizzera venivano elette nello stesso giorno due donne in Consiglio federale. Elette brillantemente, fra l’altro, e subito al primo turno. Negli ultimi 30 anni un’elezione al primo turno si è vista solo due volte, nel 1989 (Kaspar Villiger, Plr) e nel 2006 (Doris Leuthard, Ppd). Ma in politica, lontano dai riflettori, contano soltanto i rapporti di forza, gli interessi di partito, le ambizioni personali.

Altro che baci e abbracci. È andata così anche lunedì 10 dicembre, giorno in cui i consiglieri federali hanno deciso la nuova ripartizione dei dipartimenti. Di solito l’esecutivo prende questa decisione in modo consensuale e solo in caso di discordia si procede a un voto. Per avere la maggioranza bastano quattro consiglieri federali. Le combinazioni possibili erano quindi tre. In primo luogo, l’alleanza Plr-Udc. Era la più probabile, visto che sta funzionando bene da quando Ignazio Cassis ha preso il posto di Didier Burkhalter. Anche l’alleanza Plr-Ps era immaginabile. Come nel 1995, quando questi due partiti riuscirono a strappare il Dipartimento dell’energia e dei trasporti (oggi Datec) da Adolf Ogi (Udc) per darlo al neoeletto socialista Moritz Leuenberger, spostando il liberale Kaspar Villiger dal Dipartimento della difesa a quello delle finanze (rimasto vacante dopo la partenza di Otto Stich). Il buon Ogi fu così costretto, suo malgrado, a diventare ministro della difesa. Ma è possibile anche l’alleanza Ps-Udc. È la meno probabile, si pensava, viste le loro divergenze politiche.

Eppure è questa la chiave di lettura per capire quanto successo il 10 dicembre. Dopo ben 23 anni l’Udc voleva liberarsi del fardello della difesa. La socialista Simonetta Sommaruga non vedeva invece l’ora di lasciare il Dipartimento di giustizia e polizia (Dfgp), che fu costretta a prendere nel 2010. Quell’anno infatti ci fu un grande arrocco voluto da un’allenza borghese (Plr-Ppd-PbdUdc), contro il Ps. Esso permise a Eveline Widmer-Schlumpf (Pbd) di lasciare il Dfgp per il Dipartimento delle finanze, a Doris Leuthard (Ppd) di prendere in mano l’influente Datec, lasciando quello dell’economia al neoeletto Johann Schneider-Ammann (Plr). Dopo 15 anni i socialisti perserso così il Datec. “Non erano questi i patti, il presidente Plr Fulvio Pelli è un bugiardo incallito”, piangiucolò pubblicamente il presidente Ps Christian Levrat, dal volto visibilmente scosso e rosso. (Pelli ha invece smentito l’esitenza di un accordo e ha annunciato di voler querelare Levrat. Ha ritirato la minaccia dopo le scuse di quest’ultimo).

Il 10 dicembre fu quindi un giorno win-win per l’Udc e il Ps. Guy Parmelin ha potuto lasciare la difesa per diventare capo del Dipartimento dell’economia, mentre i socialisti sono riusciti a riprendere il Datec. A lasciarci le penne è il Plr, con una Karin Keller-Sutter che deve tornare ad occuparsi della politica dell’asilo, da cui ha cercato di allontanarsi il più possibile da quando aveva lasciato il Consiglio di Stato di San Gallo per entrare nella Camera dei cantoni. Ma il grande perdente è il Ppd. Non solo nel 2003 ha perso uno dei suoi seggi storici: ora occupa la poltrona meno interessante in seno al collegio. Detto altrimenti: qui gladio ferit gladio perit.

 

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