Si dovranno aumentare anche le tasse per l’energia

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Il Caffè, 27 ottobre 2019, pp. 1, 3.

Nenad Stojanović *

Negli scorsi giorni tutto o quasi è stato detto e scritto sull’esito delle elezioni federali: lo tsunami verde, le perdite dei partiti storici, l’avanzata dei giovani e delle donne, l’astensionismo… Cosa aggiungere? 

Propongo ai miei quattro lettori e altrettante lettrici di fare uno sforzo per elevarci per un attimo al di sopra del campo di battaglia di domenica scorsa, con i suoi vincitori, feriti e tanti perdenti, e per provare a prevedere i campi di battaglia futuri, traendo possibilmente ispirazione da quelli passati. 

In Ticino [i vertici PPD]credono che al Consiglio degli Stati il primo arrivato, Filippo Lombardi, è ormai quasi eletto. Ma si sbagliano. 

Quello che vedo è che nei prossimi anni la maggioranza del nuovo Parlamento sarà sotto pressione dell’opinione pubblica per fare quello che ha promesso in campagna elettorale. Soprattutto per quanto riguarda la politica ambientale. La difesa dell’ambiente passa, obbligatoriamente, da un aumento delle tasse sull’energia e sui mezzi di trasporto inquinanti. Ma ogni riforma in questo senso sarà l’invito a nozze per i principali perdenti di domenica scorsa: l’UDC e (in Ticino) la Lega. Il partito di Blocher non aspetta infatti altro che di lanciare un referendum contro qualsiasi aumento di tasse motivato da preoccupazioni ambientaliste. 

In seguito a questi referendum sapremo se la maggioranza del popolo è davvero pronta a pagare di tasca propria le riforme ecologiste e a rinunciare a certe comodità di cui gode oggi  (come i voli low-cost, ad esempio). Se i Verdi e i suoi alleati perderanno, ecco che fra quattro anni l’UDC avrà la sua vendetta. E i partiti ambientalisti vedranno evaporare parte dei seggi guadagnati domenica scorsa.

Ma questa non è una sorpresa, in fondo. Uno sguardo alle battaglie passate ci insegna che i partiti che hanno un messaggio chiaro talvolta perdono e talvolta guadagnano le elezioni. Dipende dall’onda. Mi preoccuperei di più se fossi presidente di un partito la cui ragion d’essere non attira più. Penso soprattutto al Ppd, la cui discesa sembra inarrestabile. Dagli anni Settanta ormai loro non viaggiano su un’onda, con alti e bassi, ma si trovano su uno scivolo. A volte si illudono, festeggiando piccole vittorie che nella migliore ipotesi consistono nel celebrare lo status quo. In Ticino hanno fatto la festa perché per il rotto della cuffia, e solo grazie all’alleanza con il Plr, hanno salvato il secondo seggio. E credono che al Consiglio degli Stati il primo arrivato, Filippo Lombardi, è ormai quasi eletto. Ma si sbagliano. Coloro che finanziano la campagna elettorale di Marco Chiesa (Udc) metteranno ancora più soldi, tanti soldi, per vedere il loro delfino vincere, tappezzando il cantone con manifesti e cartelloni. E molti liberali, che magari hanno votato per Lombardi al primo turno, ci penseranno due volte prima di rifare l’esercizio, visto il cattivo risultato del loro candidato Giovanni Merlini. Senza dimenticare la rivendicazione della sinistra e delle donne di vedere finalmente una donna ticinese eletta alla Camera alta, Marina Carobbio, l’unica rimasta in corsa dopo il ritiro di Greta Gysin, eletta al Nazionale.

Insomma, sarà una bella battaglia, quella del 17 novembre per il secondo turno dell’elezione del Consiglio degli Stati. E sarà una legislatura interessante.  

* politologo, Università di Ginevra

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