Voto utile. Ma per chi?

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laRegione, 5 novembre, pp. 16 e 22.

Nenad Stojanović *

La corsa per il Consiglio degli Stati è raramente stata così aperta come quest’anno. Sono rimasti in quattro, per due seggi, e la differenza fra il primo e l’ultima è di soli 4’078 voti. Inoltre, mai nella storia del Ticino un candidato dell’Udc ha ottenuto un risultato così importante, arrivando secondo. Lo stesso vale per il Ps.

Nel passato hanno vinto quasi sempre i candidati Ppd e Plr. Nei tempi recenti l’unica eccezione furono le elezioni del 1991 quando la Lega strappò il seggio al Ppd. È importante ricordarlo, perché sono in molti a pensare che Marco Chiesa dell’Udc non ha chance perché le elezioni maggioritarie favoriscono sempre i candidati più vicini al centro. 

Quest’anno il Plr e il Ppd hanno capito che devono far fronte comune per difendere i loro seggi. Ma si tratta di una vera alleanza? A parole sì, ma nel segreto dell’urna? I mugugni in casa Plr sono particolarmente forti, visto che hanno salvato il secondo seggio Ppd al Consiglio nazionale, mentre il loro candidato al Consiglio degli Stati, Giovanni Merlini, è arrivato solo terzo.

Ecco quindi che ritorna la discussione sul “voto utile”. Siccome si può votare per uno o due candidati, tutti sperano di ricevere il secondo voto dagli elettori degli altri partiti, un voto strategico, all’insegna del “meno peggio”.

Merlini lo ha evocato apertamente, chiedendo il sostegno della sinistra per sbarrare la strada all’Udc. Ma affinché il calcolo funzioni occorre tenere conto di diversi fattori. Se io so, per esempio, che il mio candidato preferito ha poche chance, ecco che ha senso dare il secondo voto a qualcun’altro. Nel 2015, Roberto Malacrida del Ps ha ottenuto 23’020 voti al primo turno, ben al di sotto di Filippo Lombardi, Ppd (43’888), Fabio Abate, Plr (40’682) e Battista Ghiggia, Lega (36’264). A quel punto molti elettori della sinistra hanno dato il secondo voto a Abate. E così fu. Abate raccolse il 40,8% dei consensi contro il 35,4% al primo turno. Una progressione ben più forte rispetto a quella di Lombardi, passato dal 38,2% al 41,1%.

Ma è davvero utile per la sinistra votare per un candidato Plr? Le analisi politologiche parlano chiaro: i parlamentari sono anche soldati dei rispettivi partiti e se osserviamo il punteggio sull’asse sinistra-destra di Merlini, e che si basa su come ha votato in Consiglio nazionale negli ultimi due anni, vediamo che lui sta sì alla sinistra del gruppo Plr ma è molto più di destra rispetto a un deputato Ppd qualsiasi. Oltre al rating ufficiale dei vari candidati, va anche tenuto conto delle coalizioni che si formano in Parlamento. Un’analisi di politik.ch dimostra per esempio che nella scorsa legislatura le coalizioni fra Ps, Verdi e Ppd (e altri partiti del centro) contro l’alleanza Plr-Udc sono molto più numerose (12%) rispetto alle coalizioni che vedono la sinistra e il Plr opporsi al Ppd e altri partiti (0%). In altre parole, per trovare maggioranze la sinistra dipende molto di più dalla collaborazione con il Ppd che con il Plr. 

In altre parole, per trovare maggioranze la sinistra dipende molto di più dalla collaborazione con il Ppd che con il Plr. 

Ma la razionalità non è sempre moneta corrente nel comportamento elettorale (e non è necessariamente qualcosa che bisogna biasimare). È vero che tradizionalmente la sinistra ticinese è più vicina al Plr (o almeno alla sua ala radicale, se esiste ancora) che al Ppd. Ma se così è, allora perché il Plr non ha fatto l’alleanza con il centrosinistra? Dati alla mano, sulla base dei risultati per il Consiglio nazionale, l’alleanza Ppd-Plr si ferma al 38,4%, mentre con i partiti che si situano a sinistra del centro il Plr raggiunge il 49,9%, quindi quasi la maggioranza assoluta! Da questo punto di vista, è anche l’elettorato del Plr che dovrebbe dare il voto utile a Marina Carobbio del Ps.

Ma forse l’ostacolo principale per Lombardi, Merlini e Carobbio è il fatto che Battista Ghiggia, che ha ottenuto 20’604 voti il 20 ottobre scorso, si è ritirato dalla corsa e la Lega ha chiamato apertamente i propri seguaci a sostenere Marco Chiesa, attaccando sia Lombardi che Merlini per le loro posizioni sull’Europa ecc. Se anche solo la metà degli elettori leghisti seguirà questa parola d’ordine, Chiesa sarà eletto. I rimanenti tre candidati lo sanno benissimo. Ecco perché, in barba alla presunta alleanza, non vediamo nei manifesti di Merlini l’invito di votare Lombardi, e idem dicasi per la pubblicità di Lombardi. Sotto sotto ognuno corre per conto suo. Almeno la sinistra lo dice apertamente, invitando a votare solo per Marina Carobbio.

* politologo, Università di Ginevra 

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